La nascita del cinema
Contesto sociale
Siamo a fine ottocento, è stato un secolo di grandi novità e “sconvolgimenti sociali”, mutamenti socio-economici e politici derivanti, in larga misura, dall’avvento delle nuove tecnologie: la comparsa delle prime automobili, la trasformazione del lavoro manuale a quello meccanizzato, l’invenzione dello stesso cinematografo, sono tutti elementi che concorrono in maniera fondamentale e piuttosto radicale a una riconsiderazione del rapporto tra singolo e collettività e, più in generale, tra l’uomo e la natura stessa.
La realtà, ora (in termini ancora squisitamente generali), da oggettiva o singolarmente percepita poteva diventare oggetto di rappresentazione narrativo-immaginifica.
Prime proiezioni
28 dicembre 1895, al “Grand Cafè sul Boulevard des Capucines” a Parigi Louis Lumière diede inizio a regolari rappresentazioni: il successo di questi eventi fu travolgente e del tutto inaspettato (nel giro di pochi mesi la neonata invenzione si affermò oltre i confini della Francia, imponendosi come una delle attrazioni più affascinanti del secolo).
La maggior parte dei primi film, esattamente come fece la fotografia dei primordi, si limitava a fornire rappresentazioni fenomeniche di mera rappresentazione della realtà, illustrandola senza fornire alcuna interpretazione soggettivo/artistica; una tendenza fortemente documentaristica insomma che, tuttavia, incontrava il larga parte i favori del pubblico che potevano ammirare luoghi esotici fino ad allora ignoti, piccoli accadimenti di cronaca, personaggi famosi dei quali avevano solo sentito parlare o brevi spezzoni di vita quotidiana.
Il pubblico era attratto soprattutto dall’aspetto tecnico della questione, del vedere rappresentata la realtà sullo schermo luminoso (e, in questo senso, possiamo dire che fosse inteso anche dagli stessi fratelli Lumière, almeno in una fase iniziale), dalla “magia” dell’ammirare fotografie – fino ad allora statiche – prendere vita.
Programma
Venivano proiettati una decina di brevi spezzoni (girati dagli stessi fratelli Lumère), della durata di un minuto circa ciascuno, per una durata complessiva di poco più di mezz’ora d’intrattenimento; gli argomenti erano, come già detto, prevalentemente riproduttivi della realtà stessa: scene di attualià, informazione documentaria, scene di vita familiare, piccolissimi spettacoli comici.
La sortie de l’usine Lumière à Lyon
Il film mostra un gruppo di operai (per la maggior parte donne) al momento dell’uscita dalla fabbrica Lumière a Montplaisir, situata nella periferia di Lione. L’edificio, situato al numero 25 di rue Saint Victor (successivamente ribattezzata rue du Premier Film), è stato demolito nel 1970, ma il capannone rappresentato nella scena è stato risparmiato.
La ripresa non avvenne in maniera del tutto casuale, probabilmente ci fu un minimo di primitiva preproduzione atta a renderla visivamente più interessante e, soprattutto, per farla adattare alla durata limitata della bobina: vi sono infatti diverse versioni del film, con abiti primaverili e una con abiti invernali.
Qui di seguito, tutte e tre le versioni.
Georges Sadoul, il noto storico del cinema e critico cinematografico francese, scrive:
“Il primo film di Louis Lumière – quasi una pellicola pubblicitaria – fu proiettato al pubblico nel corso di una conferenza sullo sviluppo dell’industria fotografica in Francia. Le operaie in ampie gonne e con grossi cappelli piumati, gli operai che spingono le biciclette, danno oggi a questa semplice sfilata un fascino ingenuo. Dopo i dipendenti ecco apparire i padroni in una carrozza tirata da due cavalli, quindi il portiere che richiude le porte.”
La Place des Cordeliers à Lyon
In questo film vediamo una strada nella quale si muovono vari passanti, carri e carrozze. L’intento del film era quello di mostrare un luogo lontano agli spettatori parigini, un autentico spaccato di realtà; sullo stesso stile e con le medesime intenzioni il successivo “La Rue de la République à Lyon”.
Georges Sadoul, Storia del cinema mondiale, pagina 34:
“Gli operatori di Lumière proiettavano e sviluppavano essi stessi i propri film. Le prime scene che girarono furono scene di strada che riprendevano un grande successo del Grand Café: La Place des Cordeliers à Lyon. Questi film diedero agli spettatori la prova che il cinema registrava molto bene la realtà quotidiana. Una cinepresa in funzione in piena strada rappresentava una curiosità e anche una forma di pubblicità. Avvenne quindi che gli operatori sostavano per lunghe ore nelle strade più frequentate, girando a vuoto la manovella. venuta sera, i più ingenui che credevano di essere stati ripresi, affollavano le sale cinematografiche nella speranza di rivedersi sullo schermo.”
Arrivée d’un train a La Ciotat
Forse uno dei più noti film dei fratelli Lumière, venne proiettato per la prima volta il 6 gennaio 1896.
Nell’immaginario collettivo viene erroneamente considerato il primo film proiettato nella storia del cinema, in realtà la prima proiezione fu “La sortie de l’Usine Lumière à Lyon“.
Vediamo l’arrivo di un treno, trainato da una locomotiva a vapore, nella stazione ferroviaria della città costiera di La Ciotat.
Interessante notare l’inquadratura angolata e non frontale, come invece avveniva di solito nei primissimi film della storia del cinema, che permette una grande profondità di campo; i personaggi entrano ed escono liberamente dalla scena, senza un personaggio o un’azione principale ma, anzi, con una molteplicità di centri di interesse.
Georges Sadoul, in “Storia del cinema mondiale”, pagina 32:
“In L’arrivée d’un train la locomotiva giunge dal fondo dello schermo, avanza sugli spettatori e li fa sussultare dando loro la sensazione che stia per schiacciarli. Essi identificano quindi la loro visione con quella della macchina da presa: ecco che la macchina da presa diventa per la prima volta un personaggio del dramma. Per questo film Louis Lumière aveva utilizzato tutte le risorse di un obiettivo a grandissima profondità di campo. […] Non è la macchina che si sposta ma sono gli oggetti e i personaggi che si avvicinano o si allontanano costantemente da essa. Questo continuo spostamento del punto di vista permette di ricavare dal film tutta una serie di immagini differenti come i piani successivi di un montaggio moderno.”
Le dèbarquement du Congrès de Photographie à Lyon
Il film fu girato a giugno del 1895 a Neuville-sur-Saône, mostra lo sbarco di alcuni partecipanti al congresso fotografico di Lione, alcuni accompagnati dalle signore. Molti di essi hanno sottobraccio strumenti fotografici come treppiedi, soffietti e apparecchi vari.
Il film è particolarmente interessante per il fatto che alcuni congressisti conoscono l’operatore (sicuramente uno dei due Lumière) e, di conseguenza, lo salutano con gesti, cenni o togliendosi il cappello.
A differenza quindi delle regole del cinema “classico”, non ancora codificate, l’operatore non è invisibile ma, anzi, la sua presenza influenza l’azione stessa.
Georges Sadoul, in “Storia del cinema mondiale”, pagina 33:
“Louis Lumière fu il primo operatore di avvenimenti di attualità allorché, nel giugno del 1895, filmò lo sbarco dei partecipanti al congresso della fotografia a Neuville-sur-Saône. Le Débarquement des congressistes fu proiettato loro ventiquattr’ore più tardi, seguito dal colloquio tra l’astronomo Janssen e il signor Lagrange, sindaco di Neuville. Durante la proiezione, Lagrange, nascosto dietro lo schermo ripeté le parole pronunciate durante il colloquio. Primo e ingenuo tentativo di cinema parlato.”
La peche aux poissons
Il film mostra bambini e scene di vita familiare; gli interpreti sono Auguste Lumière, fratello di Louis, e la piccola Andrée, figlia di Auguste e Marguerite Winkler, che morirà poi a 24 anni vittima nel 1918 dell’epidemia di influenza spagnola. L’inquadratura è frontale, la scena si svolge all’aperto.
Partie d’ecarte
Il film mostra tre personaggi che giocano a carte, ripresi frontalmente. Quello al centro, rivolto verso lo spettatore, è il padre dei fratelli Lumière. Un cameriere porta loro da bere e resta a guardare la partita, commentando e ridendo vistosamente durante la partita.
Interessante notare la figura del cameriere, così marcatamente comica: rappresenta un esempio di come le storie dei fratelli Lumière venissero arricchite da dettagli studiati apposta per la proiezione pubblica, una prima rudimentale forma di messinscena cinematografica.
Maksim Gor’kij, uno scrittore che vide il film nel luglio del 1896 a Nižnij Novgorod, descrisse in un articolo di giornale le proprie impressioni:
“Al tavolo siedono tre giocatori. Visi tesi, rapidi movimenti delle mani che distribuiscono le carte; vedete la cupidigia dei giocatori nel tremito delle mani e nei muscoli dei volti. Giocano. Poi tutti e tre cominciano a ridere, ride anche il cameriere che ha portato loro la birra e che s’è fermato vicino al loro tavolino. Ridono a crepapelle… ma non si ode alcun suono. Sembra che quegli uomini siano morti e che le loro ombre siano condannate a giocare eternamente a carte, in silenzio.”
L’arroseur arrosé
È la prima pellicola cinematografica in cui vi è una vera e propria “messa in scena”, con tanto di semplice trama: i due protagonisti, François Clerc e il ragazzo Benoît Duval, sono dipendenti dei Lumière e in questo filmato interpretano delle parti, quindi possiamo considerarli rispettivamente come il primo attore e il primo attore bambino nella storia del cinema.
Si tratta di uno dei primi film a presentare un certo tipo di dialettica fra campo e fuori campo, dal momento che il ragazzo tenta di scappare al di fuori dell’inquadratura pur venendo prima acciuffato dall’innaffiatore. Poco più sotto, ulteriori dettagli.
Georges Sadoul, Storia del cinema mondiale, pp. 32-33:
“L’arroseur arrosè non possiede le qualità tecniche de L’arrivée d’un train, ma fu la sceneggiatura ad assicurarne il successo. […] La realizzazione tecnica non è delle migliori: la fotografia è sbiadita, l’inquadratura mediocre, gli esterni troppo pieni di fogliame e quindi confusi.”
Gianni Rondolino, Manuale di storia del cinema, p. 16:
“L’arroseur arrosé, che fu considerato da alcuni storici il primo film narrativo in assoluto, è la prima opera cinematografica realizzata con intenti chiaramente ludici, secondo gli schemi drammatici e narrativi della scenetta comica o della vignetta illustrata (e abbiamo infatti, tra l’altro, una storia senza parole illustrata da Hermann Vogel, pubblicata da Quantin a Parigi nel 1887, che anche nel titolo anticipa il film dei Lumière).”
Chapeaux à transformation
In questo film Louis Lumière riprende uno dei suoi famosi collaboratori, Félicien Trewey, mentre esegue una delle sue famose “chapeaugrapie“, cambiando quindi personaggio con una serie di cappelli e di barbe e nasi, quindi il postino, il ferroviere, l’ubriacone e un signore panciuto con grossi baffi.
Trewey mostra tutta la sua straordinaria abilità di mimo e showman, attraversando in pochi secondi ben sei personaggi, caratterizzandoli tutti con elementi peculiari.
La rappresentazione
Il primo esempio di una precisa volontà narrativa si ha nel 1897 con “L’innaffiatore annaffiato” (Arroseur et arrosè) di Louis Lumiere – universalmente considerato come il primo film comico della storia -, dove si può individuare una trama ben precisa:
- un giardiniere innaffia un giardino
- un ragazzino mette il piede sulla canna interrompendo il getto d’acqua
- il giardiniere osserva l’estremità della canna
- il ragazzino toglie il piede
- l’acqua spruzza in faccia al giardiniere
- il giardiniere da un ceffone al ragazzino
Ne “L’innaffiatore innaffiato” non ci si limita a riprendere una situazione reale, ma si esplicita una precisa, seppur semplice, volontà narrativa. Interessante notare anche l’assenza di didascalie: non era necessario, tutto si capiva da sè, grazie alla sola forza delle immagini.
La realtà viene ricostruita ed interpretata, lentamente lo spettatore prende coscienza della finzione cinematografica, in qualche modo non dissimile – nelle sue fondamenta – da quella teatrale.
Cinema e teatro
La graduale conquista di un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo portò a considerare il cinematografo come una forma semplificata e inferiore di teatro, uno spettacolo immediato e di facile fruizione che portò alcuni intellettuali borghesi (avvezzi alle più colte pieces teatrali) a percepire il cinema come esecrabile.
In questa superficiale interpretazione non veniva però considerata la natura stessa del cinema, che riassumeva in sè il desiderio primigenio di ogni forma di rappresentazione etica-estetica, dalle prime pitture rupestri alla scultura e alla danza, ossia l’innato bisogno dell’essere umano di conferire alla realtà fenomenica una precisa rappresentazione, più o meno interpretativa.
(di Francesco Ippolito)
Approfondimenti:
Altri Articoli:
https://www.cinemaniaci.it/category/film/articoli/